Di Luca Pardi
Andare a trovare Ugo (Bardi) è sempre un piacere e spesso mi ha riservato delle sorprese. Una volta, nel 2003, mi ha cambiato il modo di vedere il mondo e quindi la mia stessa vita, facendomi scoprire il tema del Picco del Petrolio e delle sue conseguenze.
L’ultima volta che sono andato a trovarlo nel suo ufficio al Dipartimento di Chimica, la scorsa settimana, ho avuto in dono le bozze del suo ultimo libro, Extracted, che è anche il 33simo rapporto per il Club di Roma, il primo fu il famoso best sellers: “i Limiti dello Sviluppo”. Il sottotitolo ci porta immediatamente nel campo di cui lautore si occupa, come normale estensione della questione dei limiti delle risorse del pianeta: How the quest for Mineral Wealth is Plundering the Planet (Come la ricerca della ricchezza minerale ci sta portando a saccheggiare il pianeta).
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I doni che la terra elargisce, il Dono di Gaia è il titolo del primo capitolo del libro, sono frutto della sua complessa struttura interna e delle interazioni fra le sue parti: litosfera, idrosfera, atmosfera e biosfera. Ogni singola specie vivente su questo pianeta dipende dalle risorse che riesce ad estrarre dal pianeta e da questo punto di vista ogni specie è, a suo modo, minatrice. La storia geologica del pianeta è lunga oltre 4,5 miliardi di anni, gli ominidi compaiono intorno ai 7 milioni di anni fa, Homo sapiens compare intorno ai 250.000 anni fa, la nascita delle civiltà umane ha una data ancora più recente, diciamo diecimila anni e quindi nella storia naturale della terra la Storia umana rappresenta un capitolo lungo qualcosa come qualche milionesimo del totale. In questo brevissimo periodo questa specie “appartenente al regno animale ha iniziato a fare qualcosa che nessun animale ha mai fatto prima: estrarre minerali dal suolo, senza l’intermediazione delle piante, è una specie che scava, trivella, frantuma, estrae, tratta e lavora i materiali di cui ha bisogno. E’ una specie di minatori.”[1]
Questa specie ha saccheggiato in lungo e in largo l’intero pianeta alla ricerca delle risorse che gli servono nel moderno sistema industriale. Passando dallo sfruttamento di giacimenti minerali concentrati a giacimenti sempre più diluiti. E’ la rarefazione delle risorse minerali descritta nel libro di Philippe Bihouix e Benoit de Guillebon “Quel futur pour le metaux”. Tale rarefazione è un fenomeno inevitabile.
Una narrativa economica, ancora culturalmente egemone, racconta che tale processo di rarefazione può essere superato grazie alla combinazione della legge di mercato e della inventività umana. La legge di mercato, con il gioco di domanda e offerta, genera il prezzo che è un indicatore della scarsità di una risorsa, tale segnale fa spostare il consumo della risorsa scarsa ad un sostituto della risorsa stessa che, grazie alla tecnologia, viene reso disponibile ad un costo inferiore. Alternativamente l’aumento di prezzo rende disponibili giacimenti meno concentrati della stessa risorsa. E’ il paradosso secondo cui al diminuire del tenore delle rocce la quantità disponibile aumenta. Il problema, non considerato da tale narrativa, è l’energia. Man mano che la concentrazione di metalli diminuisce aumenta l’energia necessaria per estrarli.
Bardi descrive un’ipotetica Macchina Minatrice Universale, una macchina che, avendo a disposizione un fonte di energia infinita, può semplicemente trattare la crosta terrestre indifferenziata senza curarsi di cercare i giacimenti concentrati di elementi chimici che, come abbiamo visto, sono il lascito del pianeta, e da essa estrarre tutti i metalli anche quelli presenti in quantità esigue. Purtroppo questa macchina non esiste e in ogni caso essa dovrebbe trattare enormi quantità di rocce e materiali. Si pensi che già oggi se ci fosse richiesto di prendersi in carico la quantità di rocce da cui si è ricavato i circa 50 Kg di rame che sono contenuti nelle nostre autovetture, insieme alla macchina ci dovremmo portare a casa 1 tonnellata di materiale.
L’intera storia delle civilizzazioni che si sono succedute può essere vista come un susseguirsi di imperi basati sull’uso delle risorse minerali, fra le quali si includono anche le risorse fossili energetiche. I metalli preziosi sono la base materiale su cui si costruiscono gli imperi dell’antichità, ad esempio quello di Roma. Questi imperi vivono finché sono in grado di espandersi militarmente prendendo possesso di nuove riserve di metalli preziosi, essenzialmente oro e argento, che consentono di pagare un esercito, una burocrazia, un sistema di tassazione, e, soprattutto di pagare le importazioni di tutto quanto è prodotto al di fuori dell’impero stesso. L’Impero Romano d’Occidente cade nel momento in cui non è in grado di rimpiazzare con nuove conquiste, l’oro perduto nel commercio con l’estero. Non molto diversa è la situazione degli imperi moderni che si creano, inizialmente, con il dominio Portoghese e Spagnolo del Nuovo Mondo. L’impero britannico sembra già appartenere ad una nuova era, quella del carbone. E gli scontri delle potenze europee è uno scontro di potenze carbonifere. A Waterloo (1815) il carbone inglese batte quello francese. Più tardi il petrolio americano batterà tutti incluso quello Sovietico.
Una carrellata sulla storia dell’uomo, una lezione di geologia, ecologia, energetica e geochimica lunga 273 pagine con la prefazione di Jorgen Randers e impreziosita, da brevi interventi (glimpses) di sedici esperti nelle varie materie toccate nel corso del libro: Colin Campbell per il petrolio, il già citato Toufic el Asmar per i suoli agricoli, Philippe Biohouix su alcuni metalli strategici Michael Dittmar per l’Uranio, e molti altri noti esperti. L’interesse di questi interventi è straordinario. Ho trovato molto importate quello di Toufic el Asmar, esperto della FAO, che spiega come, nel processo di esaurimento delle risorse minerali si debba contare anche lo sfruttamento dei suoli agricoli che l’agricoltura industriale, supportata dall’enorme flusso di combustibili fossili, sta progressivamente degradando e soprattutto le pratiche agricole che dovrebbero essere messe in campo per rallentare e finalmente invertire questo processo suicida.
La risposta al progressivo esaurimento delle risorse che la società industriale globalizzata, costruita nel corso dei secoli dal popolo dei minatori, mette in atto è sempre la stessa: con lo sfruttamento di giacimenti minerali ed energetici più difficili e meno concentrati in una corsa analoga a quella della Regina Rossa di “Attraverso lo Specchio” di Lewis Carrol. “Ognuno nel reame della Regina Rossa deve correre quanto più veloce è possibile per restare nello stesso posto. Come nota Alice sbalordita un sacco di lavoro per non andare da nessuna parte”.
L’esaurimento dei minerali è un processo inevitabile e le risposte ideologiche a questo problema non cambieranno il corso degli eventi. Il futuro della civiltà si basa su come e in quali tempi saremo capaci di reagire usando con maggiore saggezza il dono di Gaia.
Note:
[1] Extracted. How the Quest for Mineral Wealth is Plundering the Planet. The Past, Present and Future of Global Mineral Depletion. A report to the Club of Rome. Ugo Bardi. Chelsea Green Publishing 2014. 277 pagine. ISBN 9781603585415.
ieri sera a virus c’erano l’AD di Mediolanum, un politico del governo, certo Taddei, l’AD di Ferrarini e Giordano del Corriere. Il bancario sprizzava ottimismo e sorrisi da tutti i pori, probabilmente perchè sente di essere il padrone del mondo con la finanza, la Ferrarini che mi pareva molto preoccupata (ha detto che l’acquisto di alimentari coi buoni pasto è ora all’11%, mentre un anno fa era all’8,5%, il che vuol dire una diminuzione della spesa con denaro e totale del 2,5%), Giordano che era critico col governo e il Taddei che scodinzolava dietro al banchiere e se la prendeva ferocemente col giornalista,
rivelando una natura di cui aver paura. Come voler dire: o si continua col falso ottimismo e state buoni o si passa alla linea dura. Che pare già pronta, ma stentano ad attuarla, perchè è ovviamente preferibile agitare la carota sul muso dell’asino, che dargli delle frustate. In un certo senso sono anche bravi; spero solo che abbiano fatto bene i loro calcoli, perchè dalla finestra vedo passare tante italiane coi rametti di olivo, che stanno portando in chiesa a benedire e tante islamiche coi pargoletti in braccio e al seguito. Ma come faranno a nutrire 9 o 10 mld di affamati tra qualche decennio. Forse pensano che quelli colla pelle più scura ci sono più abituati alla fame e alle privazioni di noi e perciò sentono meno rimorso al pensiero di un mondo di affamati colla pelle scura, invece che chiara?
c’è poco da fare con le leggi della fisica..
in molti paesi si aprono sfide allucinanti..non ultima in Italia quella, fondamentale, di far pagare le tasse a tutti..
con la torta ‘risorse’ sempre più esigua e il sistema in perenne ritardo (territorio, trasporti, energia rinnovabile ecc..ecc..), per garantire un minimo di servizi servirà un sistema fiscale molto, molto attento..
Grazie per il bel post..
stefano
le tasse sono solo l’ennesima trappola o carota sul muso dell’asino, insieme alle clientele, che il potere usa per tenere sottomesso il popolino. E non c’entrano un bel niente colle leggi della fisica.
beh..non credo che tra dieci anni Svezia, Svizzera ed Italia saranno sullo stesso piano..
eppure la scarsità di risorse sarà un problema per tutti..
ma in quei paesi che hanno comunque un’organizzazione sociale basata sulla contribuzione, probabilmente le cose non andranno facilmente a rotoli..
ho tirato in ballo i primi due che mi sono venuti in mente ma alla stessa maniera la penso, ad esempio, per l’Austria..
le tasse (che poi si tramutano in servizi) sono i ‘pannelli fotovoltaici’ delle società..forse sono solo una trappola..e su questo, forse, non hai torto, ma come la costruiamo la strada verso la resilienza se solo una parte di cittadini contribuirà?
intendendo per ‘trappola’ il fatto che poi potrebbero non essere sufficienti, da sole, a risolvere i problemi..
chiedo cortesemente all’autore di cancellare i due miei precedenti interventi..vorrei articolare meglio il pensiero e scrivere qualcosa di un pò più tecnico..grazie 🙂
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