E’ la più antica e vasta organizzazione sociale. Dovrebbe essere conservatrice. Invece è la paladina di un cambio di paradigma epocale. E’ la Chiesa.
Una sintesi ragionata della nuova Enciclica “Laudato Sii” di Papa Francesco.
Di Dario Faccini
Era già scritto indirettamente nella più antica poesia in lingua Italiana che si conosca, il Cantico delle Creature scritto da San Francesco d’Assisi:
«Lodato sii, mio Signore, per nostra sorella Madre Terra, la quale ci dà nutrimento e ci mantiene […]»
Ora il messaggio viene proposto con linguaggio potente, schietto e semplice nella seconda Enciclica del Papa (un altro Francesco, non è certo un caso) appena presentata al pubblico:
«Un crimine contro la Natura è un crimine contro noi stessi e un peccato contro Dio»
Nessun mezzo termine.
Nessuna incertezza.
Con questa Enciclica il Santo Padre schiera la Chiesa a fianco della Comunità Scientifica nella battaglia per difendere la Biosfera dalle minacce provocate dalle attività dell’uomo.
Vediamone allora rapidamente alcuni contenuti[1], con la certezza che sarà un compito ingrato, perché la ricchezza e la profondità con cui vengono trattati i temi rende impossibile farne una sintesi che possa rendere completa giustizia. QUESTA E’ UN’ENCICLICA CHE VA LETTA, indipendententemente dal proprio credo religioso (o assenza di esso).
Seguirà a breve un secondo articolo che tratterà le reazioni dei Negazionsiti Climatici, comprese quelle di due cattolicissimi candidati repubblicani alle elezioni presidenziali USA del 2016: Jeb Bush e Rick Santorum.
INTRODUZIONE
L’Enciclica si apre nel segno della continuità con i predecessori di Papa Francesco: Paolo IV, che già all’inizio degli anni ’70 ha messo in guardia dalla crisi ecologica derivante dall’attività incontrollata dell’uomo; Giovanni Paolo II, che, vent’anni dopo, ha indicato come condizione necessaria per curare il mondo il cambiamento degli stili di vita, dei modi di produzione e di consumo, e delle strutture di potere; Benedetto XVI, che ha individuato nell’idea che la libertà umana non abbia limiti la radice comune delle ferite nell’ambiente naturale e sociale.
Ma l’Enciclica va oltre la storia della Chiesa Romana e si riconosce anche nelle parole del Patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I:
«Che gli esseri umani distruggano la diversità biologica nella creazione di Dio; che gli esseri umani compromettano l’integrità della terra e contribuiscano al cambiamento climatico, spogliando la terra delle sue foreste naturali o distruggendo le sue zone umide; che gli esseri umani inquinino le acque, il suolo, l’aria: tutti questi sono peccati»
L’esempio di San Francesco, da cui l’attuale Papa ha tratto ispirazione sin dall’inizio del suo pontificato, è perfetto per sottolineare l’atteggiamento interiore che deve guidarci come uomini:
«[…] senza questa apertura allo stupore e alla meraviglia, se non parliamo più il linguaggio della fraternità e della bellezza nella nostra relazione con il mondo, i nostri atteggiamenti saranno quelli del dominatore, del consumatore o del mero sfruttatore delle risorse naturali, incapace di porre un limite ai suoi interessi immediati.»
L’appello personale del Santo Padre si concentra sulle drammatiche conseguenze del degrado ambientale nella vita dei più poveri del mondo e descrive la sfida che l’Umanità deve fronteggiare con una chiarezza di pensiero davvero impressionante:
«La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare.[…] L’umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune. […] Il movimento ecologico mondiale ha già percorso un lungo e ricco cammino, e ha dato vita a numerose aggregazioni di cittadini che hanno favorito una presa di coscienza. Purtroppo, molti sforzi per cercare soluzioni concrete alla crisi ambientale sono spesso frustrati non solo dal rifiuto dei potenti, ma anche dal disinteresse degli altri. Gli atteggiamenti che ostacolano le vie di soluzione, anche fra i credenti, vanno dalla negazione del problema all’indifferenza, alla rassegnazione comoda, o alla fiducia cieca nelle soluzioni tecniche. »
La parte evidenziata in rosso è un chiaro riferimento ai negazionisti, la richiameremo con il prossimo articolo. Qui osserviamo che non solo Papa Francesco lancia un messaggio di speranza e riconosce i meriti del movimento ecologico mondiale, ma in poche righe riesce a riassumere e stigmatizzare i principali ostacoli al cambiamento, spesso di natura interiore.
Quello che sta capitando alla nostra casa
Nel proseguio, l’Enciclica si sviluppa in sei capitoli.
Il primo capitolo, intitolato “Quello che sta accadendo alla Nostra Casa”, è quello più interessante e ricco in contenuti e stimoli. Qui Papa Francesco elenca e dettaglia i crimini contro la Natura: l’alterazione del Clima, l’Inquinamento, i Rifiuti, la cultura dello Scarto, la questione dell’Acqua, la perdita di Biodiversità. Quasi metà del primo capitolo è a tutti gli effetti un’opera di divulgazione scientifica[2].
Sulla questione climatica il Santo Padre si esprime così:
«[…] numerosi studi scientifici indicano che la maggior parte del riscaldamento globale degli ultimi decenni è dovuta alla grande concentrazione di gas serra (anidride carbonica, metano, ossido di azoto ed altri) emessi soprattutto a causa dell’attività umana. La loro concentrazione nell’atmosfera impedisce che il calore dei raggi solari riflessi dalla terra si disperda nello spazio.
Ciò viene potenziato specialmente dal modello di sviluppo basato sull’uso intensivo di combustibili fossili, che sta al centro del sistema energetico mondiale. Ha inciso anche l’aumento della pratica del cambiamento d’uso del suolo, principalmente la deforestazione per finalità agricola.»
Ancora una lucidità e una sintesi estreme, e un abbraccio completo delle evidenze scientifiche.
L’importanza della Scienza nelle sfide che abbiamo di fronte è rimarcata dall’appello ad aumentarne gli investimenti:
«È necessario investire molto di più nella ricerca, per comprendere meglio il comportamento degli ecosistemi e analizzare adeguatamente le diverse variabili di impatto di qualsiasi modifica importante dell’ambiente.»
Persino sulla questione dell’aumento demografico (uno dei driver dell’impatto dell’uomo sulla Biosfera) nonostante venga ribadita la posizione della Chiesa ed evidenziato lo squilibrio dei consumi tra ricchi e poveri, Papa Francesco concede che:
«[…] è certo che bisogna prestare attenzione allo squilibrio nella distribuzione della popolazione sul territorio, sia a livello nazionale sia a livello globale, perché l’aumento del consumo porterebbe a situazioni regionali complesse, per le combinazioni di problemi legati all’inquinamento ambientale, ai trasporti, allo smaltimento dei rifiuti, alla perdita di risorse, alla qualità della vita.»
Il primo capitolo passa poi a trattare gli effetti che il degrado ambientale ha sul deterioramento della qualità della vita umana e dei vari aspetti sociali, come le immense città invivibili e l’impoverimento relazionale. Ma è sull’iniquità tra ricchi e poveri che Papa Francesco punta il dito con forza:
«Tanto l’esperienza comune della vita ordinaria quanto la ricerca scientifica dimostrano che gli effetti più gravi di tutte le aggressioni ambientali li subisce la gente più povera. »
Gli esempi non mancano al Santo Padre:
«[…] l’esaurimento delle riserve ittiche penalizza specialmente coloro che vivono della pesca artigianale e non hanno come sostituirla, l’inquinamento dell’acqua colpisce in particolare i più poveri che non hanno la possibilità di comprare acqua imbottigliata, e l’innalzamento del livello del mare colpisce principalmente le popolazioni costiere impoverite che non hanno dove trasferirsi. »
Ma l’analisi va ben oltre:
«L’inequità non colpisce solo gli individui, ma Paesi interi, e obbliga a pensare ad un’etica delle relazioni internazionali. C’è infatti un vero “debito ecologico”, soprattutto tra il Nord e il Sud, connesso a squilibri commerciali con conseguenze in ambito ecologico, come pure all’uso sproporzionato delle risorse naturali compiuto storicamente da alcuni Paesi.»
E prosegue, introducendo il concetto di Esternalità, le responsabilità delle Multinazionali, del debito estero caricato sui Paesi Poveri, dell’avanzata delle guerre, del rischio ancora presente dell’uso di ordigni atomici e biologici.
La debolezza delle reazioni ha, per Papa Francesco, un’origine chiara:
«La sottomissione della politica alla tecnologia e alla finanza si dimostra nel fallimento dei Vertici mondiali sull’ambiente. Ci sono troppi interessi particolari e molto facilmente l’interesse economico arriva a prevalere sul bene comune e a manipolare l’informazione per non vedere colpiti i suoi progetti.»
Le diversità di opinioni sono sì legittime, ma solo se hanno il supporto della Scienza, e comunque è chiaro che la tecnologia da sola non ci potrà salvare:
«Su molte questioni concrete la Chiesa non ha motivo di proporre una parola definitiva e capisce che deve ascoltare e promuovere il dibattito onesto fra gli scienziati, rispettando le diversità di opinione.»
Gli Altri capitoli
Il secondo capitolo è dedicato al Vangelo della Creazione e, con la sua tipica umiltà, Papa Francesco lo introduce scusandosi quasi del fatto che in un documento destinato non solo ai fedeli, ma a tutti gli uomini di buona volontà, possa trovare spazio l’aspetto dottrinale. E ancora una volta il Santo Padre avvicina le posizioni, evidenziandone la complementarietà:
«[…] la scienza e la religione, che forniscono approcci diversi alla realtà, possono entrare in un dialogo intenso e produttivo per entrambe.»
Nel terzo capitolo si tratta la radice umana della crisi ecologica, in cui si analizza il paradigma tecnocratico dominante, nei suo aspetti positivi e negativi. Tra questi ultimi, il Santo Padre enfatizza l’enorme potere che ne deriva e il fatto che l’uomo moderno non è stato educato al retto uso della potenza.
La conseguenza più diretta e devastante è:
[…] l’idea di una crescita infinita o illimitata, che ha tanto entusiasmato gli economisti, i teorici della finanza e della tecnologia. Ciò suppone la menzogna circa la disponibilità infinita dei beni del pianeta, che conduce a “spremerlo” fino al limite e oltre il limite. Si tratta del falso presupposto che « esiste una quantità illimitata di energia e di mezzi utilizzabili, che la loro immediata rigenerazione è possibile e che gli effetti negativi delle manipolazioni della natura possono essere facilmente assorbiti»
Ancora una volta c’è da rimanere stupiti per la sintesi, la chiarezza, la capacità di afferrare il fulcro del problema ecologico e il coraggio di denunciarlo apertamente: l’esaurimento fisico delle risorse naturali rende falsa l’ideologia dominante della crescita infinita.
E’ la stessa battaglia che noi, dentro e fuori ASPO, portiamo avanti da anni.
Nei capitoli successivi si approfondiscono tanti, troppi aspetti per poterli riassumere tutti. Si torna comunque in modi e forme diverse a trattare alcuni temi trasversali: l’intima relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta; la convinzione che tutto nel mondo è intimamente connesso (sistema complesso); la critica al nuovo paradigma e alle forme di potere che derivano dalla tecnologia; l’invito a cercare altri modi di intendere l’economia e il progresso; il valore proprio di ogni creatura; il senso umano dell’ecologia; la necessità di dibattiti sinceri e onesti; la grave responsabilità della politica internazionale e locale; la cultura dello scarto e la proposta di un nuovo stile di vita.
Nel capitolo cinque sono presentati i “percorsi di dialogo che ci aiutino ad uscire dalla spirale di autodistruzione in cui stiamo affondando”. Qui il Santo Padre si pronuncia per l’uscita dall’attuale modello di sviluppo basato sulla crescita materiale:
[…] è arrivata l’ora di accettare una certa decrescita in alcune parti del mondo procurando risorse perché si possa crescere in modo sano in altre parti.
E non si limita a prese di posizione generali, ma entra nei meccanismi delle azioni, criticando senza mezzi termini il meccanismo dei “crediti di emissione” (che non implica alcun cambiamento di sostanza) ed indicando come indispensabile un aiuto dai paesi ricchi a quelli poveri per il trasferimento delle tecnologie energetiche meno inquinanti per il clima. [3]
Per ora questa sintesi si ferma qui. Siamo già andati oltre. Riportiamo solo un ultimo passo, quello forse più rivoluzionario di tutti:
Affinché sorgano nuovi modelli di progresso abbiamo bisogno di « cambiare il modello di sviluppo globale », la qual cosa implica riflettere responsabilmente «sul senso dell’economia e sulla sua finalità, per correggere le sue disfunzioni e distorsioni». Non basta conciliare, in una via di mezzo, la cura per la natura con la rendita finanziaria, o la conservazione dell’ambiente con il progresso. Su questo tema le vie di mezzo sono solo un piccolo ritardo nel disastro. Semplicemente si tratta di ridefinire il progresso.
Conclusioni
Con questa Enciclica Papa Francesco porta avanti un abbraccio, forse non inedito, ma di sicuro mai così forte, tra fede, scienza e morale. Si appropria del messaggio ecologista e lo trasforma. Riattribuisce centralità all’uomo nello scegliere il proprio destino. Invoca con forza un cambio di direzione del mercato, dell’economia, dell’intero modello di sviluppo basato sulla crescita materiale.
Se a qualcuno viene il dubbio che questa sia davvero solo un’Enciclica, piuttosto che un manifesto per un nuovo Umanesimo Ecologico, stia pure tranquillo.
E’ un dubbio del tutto legittimo.
p.s. Senza dubbi invece è la portata del colpo che ha preso il fronte antiambientalista, negazionisti climatici in primis. Nel prossimo articolo tratteremo le posizioni scomposte che hanno assunto pubblicamente, specie negli USA.
Note
[1] In linea con lo spirito aconfessionale e apolitico di ASPO Italia, questa recensione non tratterà gli aspetti dottrinali contenuti nell’Enciclica.
[2] Leggere per credere. Nella versione pdf dell’Enciclica, da pag 18 a pag 33.
[3] Par. 171 e 172.
Però l’enciclica scrive anche, citando un altro testo (sezione 50): “se è vero che l’ineguale distribuzione della popolazione e delle risorse disponibili crea ostacoli allo sviluppo e ad un uso sostenibile dell’ambiente, va riconosciuto che la crescita demografica è pienamente compatibile con uno sviluppo integrale e solidale”.
Senza nulla togliere al resto, mi sembra un’affermazione molto grave.
E’ lo stesso paragrafo citato nell’articolo e sintetizzato con “nonostante venga ribadita la posizione della Chiesa ed evidenziato lo squilibrio dei consumi tra ricchi e poveri”.
In se non è non una notizia, in quanto è la posizione tradizionale della Chiesa. La notizia è il riconoscimento che oltre certi limiti “lo squilibrio della distribuzione della popolazione” induce situazioni negative per “la perdita delle risorse”. E’ decisamente un passo in avanti non da poco.
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ma il giubileo quanto danno porterà all’ambiente? E l’arrivo dei migranti? Mi ricorda il motto: armiamoci e partite e il danno che fece S.Bernardo con la 2° crociata. Poi dette la colpa del disastro ai crociati, perchè peccatori, invece di fare mea culpa per averla sponsorizzata. L’unico modo per salvare il pianeta è amare Dio, ma qui si entra in una dimensione troppo avulsa dalla realtà umana normale, fatta di avidità ed egoismo, perchè si attui volontariamente e globalmente.
Quindi, caro mago, per tè è meglio lasciar perdere e fare finta che tutto vada bene così, poi la colpa sarà di qualcun altro…. Penso invece sia epocale questa enciclica che mette tutti quelli che la leggono davanti alle proprie responsabilità. Fantastico messaggio da una fonte che conosce i luoghi più lontani del pianeta e ne vive quotidianamente anche i drammi. Ora neanche i credenti cattolici possono più nascondersi dietro al proprio dito.
P.S.: critiche come quelle che la carta usata per stampare l’Enciclica non sarebbe riciclabile o simili mi sembrano, di fronte alla portata del messaggio, delle mere sciocchezze!
Caro Mago, prova a leggere questa Enciclica. Vedrai che è rivoluzionaria per davvero. Credo che il Pontefice abbia fatto veramente il massimo. Se poi i credenti non lo seguiranno allora avremo la dimensione di quanto conti veramente la Chiesa nella nostra società contemporanea.
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