Bancarotte e crisi climatica

Il più antico operatore turistico.

La prima vittima illustre.

Di Dario Faccini

C’era una volta un ebanista inglese che apparteneva alla Chiesa Battista e che credeva fermamente nel nascente movimento sociale della Temperanza, contrario al consumo di bevande alcoliche. Il suo nome era Thomas Cook e sarebbe passato alla storia come l’inventore del moderno turismo di massa.

Il 5 luglio 1841 Cook organizzò il trasporto di 500 attivisti della Temperanza tra due cittadine inglesi, attraverso 11 miglia di ferrovia. Sei anni dopo pianificò il viaggio di 150.000 inglesi alla Grande Esposizione di Londra del 1851. Altri quattro anni e si ritrovò ad organizzare un “grand tour” all’estero che avrebbe portato i clienti a toccare il Belgio, la Germania e la Francia, per giungere infine a Parigi alla Seconda Esposizione Universale.

Pannelli dall’edificio Thomas Cook, Gallowtree Gate, Leicester, che mostrano le escursioni offerte da Thomas Cook.

 

Nell’epoca in cui treni e navi rimpicciolivano il pianeta a velocità crescente, vedeva la luce anche un nuovo mercato, composta da persone che volevano spostarsi per piacere e per lavoro.  Nasceva così il primo operatore turistico, la Thomas Cook.

Negli oltre 150 anni successivi la Thomas Cook & Son sarebbe diventata un colosso societario integrato, che arriverà a gestire quasi 3000 agenzie di viaggio, 117 aerei, 200 hotel e 20 milioni di clienti all’anno. Soprattutto clienti del Regno Unito e del Nord Europa.

All’inizio del nuovo millenio però arriva Internet e la disintermediazione che porta con sé: i grandi operatori turistici subiscono il cambiamento delle abitudini degli utenti, che alle agenzie di viaggio preferiscono i servizi online in grado di garantire il minimo costo e la massima scelta.

E’ così che la Thomas Cook Group plc nel 2011 va vicina al fallimento e si salva solo grazie ad un maxi prestito. Seguono anni difficili, dove la competizione tra operatori turistici, compagnie aeree a basso costo e servizi online si fa più accanita. Ma tutto sommato il gruppo tiene, anche se quasi strozzato dall’enorme debito: dal 2011 pagherà 1,2 miliardi di sterline solo di interessi.

Poi nel 2018, arriva il colpo di grazia.

Inizia a Maggio come una strana primavera nel Nord Europa, molto, troppo, secca e calda. A Giugno vengono infranti quasi ovunque record storici di temperatura e assenza di precipitazioni. Il Regno Unito e la Scandinavia sono particolarmente colpiti. La Crisi Climatica ha reso questi fenomeni estremi sempre più probabili.

Medie dei mesi di Maggio-Luglio 2018 per le anomali di temperatura (in basso a sinistra) e le anomali nelle precipitazioni(in basso a destra). Fonte: WorldWeatherAttribution.

 

Nel mio piccolo, proprio a fine Giugno 2018, ricordo l’esasperazione degli altri passeggeri del treno diretti all’aereoporto londinese di Gatwick che imprecavano dopo che veniva soppresso, per la seconda volta, il treno su cui stavamo viaggiando: tutti fuori sulla banchina ad aspettare un altro treno.  Motivazione ufficiale: guasti tecnici dovuti all’ondata di calore.

Storico del numero di ricerche registrato da Google per le parole “heat wave” (ondata di calore) nel Regno Unito, dal 2004 in poi. Il picco si raggiunge proprio nell’estate del 2018. Fonte: Google Trend.

 

Per un grande operatore turistico i cui profitti vengono decisi nel periodo estivo, un’ondata di calore come quella del 2018 non lascia scampo. Con la maggior parte della clientela proprio nei paesi più colpiti dal caldo, le prenotazioni verso il Mediterraneo, la meta classica estiva, sono crollati. In pochi hanno voglia di scappare dalla calura per ritrovarsi in una vacanza in una località mediterranea ancora più calda.

L’entità del danno si scoprirà solo nel Novembre 2018. Ma i mercati si sono già mossi per tempo con la consueta efficienza: le azioni dell Thomas Cook stanno crollando dall’inizio dell’ondata di caldo.

Quotazione delle azioni della Thomas Cook Group plc negli ultimi 5 anni. Si osservi il calo avvenuto proprio a partire da maggio 2018 in concomitanza con l’ondata di calore che ha investito il nord europa. Fonte: Yahoo! Finance.

 

Senza profitti, non si pagano gli interessi sui debiti e in assenza di una nuova linea di credito, non si può fare altro che dichiarare bancarotta.

Senza nessun preavviso, il 23 settembre 2019 vengono lasciati in mezzo ad una strada oltre ventimila lavoratori, mentre oltre mezzo milione di turisti rimangono bloccati all’estero per la cancellazione dei voli aerei che appartenevano alla Thomas Cook. L’aviazione civile del Regno Unito, che si stava preparando già da settimane all’eventualità, attua un colossale piano di rientro aereo in patria per oltre 150.000 cittadini inglesi. Ma il danno non finisce qui, si ripercuote anche sugli hotel che non vedono saldare i conti da parte della società. La Grecia sarà particolarmente colpita e anche in Italia non si scherza.

178 anni di storia societaria, si sono infranti contro un fenomeno che la stessa Thomas Cook ha contribuito con la sua flotta aerea a creare: l’emergenza climatica.

Dante Alighieri avrebbe qualcosa da dire a questo proposito.

Ma anche noi possiamo dire qualcosa: la trasformazione del settore turistico ad opera del cambiamento climatico è solo all’inizio.

E per l’Italia sarà una via crucis.

3 risposte a “Bancarotte e crisi climatica

  1. Pingback: kelebekler, Perché non mi trovi su Facebook – bortoblog 36 – cor-pus 15

  2. Tutto vero ma il problema di base è sempre lo stesso. SIAMO diventati TROPPI per questo povero pianeta!

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