L’ultimo saluto a Colin Campbell

Ci sono persone che attraversano la tua vita in modo fugace e casuale e ne cambiano il corso in modo irreversibile.

Di Luca Pardi

Per me una di queste persone è stato Colin Campbell, morto ieri all’età di 91 anni.

Una mattina, verso la fine dell’estate del 2003, passavo dal Dipartimento di Chimica dell’Università di Firenze, avevo 46 anni ed ero, di nuovo, un personaggio in cerca d’autore, nel senso che, da non molto rientrato in Italia dopo una lunga permanenza fra Francia e Stati Uniti in diverse istituzioni di ricerca, sentivo una profonda inquietudine. La società in cui ero nato e cresciuto era malata, questo lo capivo, ma quella mattina scoprii che era terminale.

Dovevo incontrare dei collaboratori per qualche progetto accademico di ricerca, ma la riunione fu rimandata perché il professor Ugo Bardi aveva organizzato un seminario di un geologo petrolifero britannico che avrebbe illustrato il tema del “Picco del Petrolio”. Andai al seminario e fu come ingoiare la pillola rossa di Matrix.[1] Tranne che nel mio caso non mi fu data un’alternativa. L’alternativa era ignorare quello che avevo ascoltato.

Per me nulla fu più come prima. Al termine del seminario, andai a parlare con Colin, persona garbata, ma molto diretta e decisa e gli chiesi qualcosa di infelice sugli “errori del Club di Roma”, lui mi rispose “non ci sono errori del Club di Roma, se non hai letto Limits to Growth (Meadows, 2018)  dovresti leggerlo, se lo hai letto rileggilo”. Fu quel che feci nelle settimane successive, insieme ad un numero notevole di altri scritti ed articoli sul tema del Picco e delle sue conseguenze.(Richard Heinberg, 2005) Ma, quello stesso giorno, subito dopo il seminario, abbandonando l’idea di fare la riunione con i collaboratori fiorentini, seguii Colin Campbell e altri nello studio di Ugo Bardi per continuare la discussione. In quella occasione Ugo mi comunicò la sua intenzione di fondare un’associazione scientifica che si occupasse del problema del Picco e dell’energia. Mi dichiarai subito disponibile e quel giorno nacque l’idea di fondare ASPO- Italia, sezione italiana di ASPO (Association for the Study of Peak Oil & Gas) di cui Colin era fondatore e presidente, insieme a Jean Laherrere. Dopo quasi venti anni l’associazione è ancora qui e solo due giorni fa nell’assemblea annuale 2022, raccontavo la storia della sua nascita ai nuovi soci.

Pisa. 15 novembre 2022

Esprimendo le nostre condoglianze alla moglie e ai figli di Colin, vogliamo ringraziarlo per gli strumenti che ci ha dato per comprendere il mondo in cui viviamo.

Meadows, D.H., at al. I Limiti della crescita rapporto del System Dynamics Group, Massachussetts Institute of Technology (MIT), per il progetto del Club di Roma sulla difficile situazione dell’umanità. Edizioni LuCe, Massa. 2018.

Richard Heinberg, 2005. The Party’s Over – Oil, War and the Fate of Industrial Societies. New Society Publishers.


[1] “È la tua ultima occasione, se rinunci non ne avrai altre. Pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua, e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie, e vedrai quant’è profonda la tana del bianconiglio. Ti sto offrendo solo la verità, ricordalo. Niente di più.”

5 risposte a “L’ultimo saluto a Colin Campbell

  1. Ma che fine ha fatto questo benedetto «picco»? Non ne parla più nessuno, mentre una ventina d’anni fa ne discutevano persino in parlamento. E comunque di petrolio ce n’è ancora molto, la Russia vive di quello, il Qatar pure.
    Una notizia di questi giorni: si sta staccando un immenso ghiacciaio dell’Antartide che farà salire il livello del mare di ben 3,6 metri (non proprio domani, ma insomma in un prossimo futuro). Che ne dite? Dobbiamo preoccuparci, raccomandare l’anima a Dio o godercela ancora finché possiamo?

  2. Per definizione quando sei al picco del petrolio, nel modello di Campbell, te ne resta metà. Ce n’è quindi sicuramente ancora molto. Il problema è che rischia di non essercene per tutti, non che non ce ne sia.
    Il picco del petrolio “convenzionale” è già avvenuto, intorno al 2015, la produzione di petrolio di quel periodo non è più stata eguagliata. Il petrolio di scisti ha un po’ allungato la storia, ma comunque da qualche anno la produzione globale è in discesa. Non sappiamo ancora se siamo sul picco globale del petrolio, ma grandi aumenti di produzione non sono certo in vista. Quel che sappiamo è che le nuove scoperte sono molto al di sotto, da MOLTI anni, al consumo: il petrolio che c’è è quello che abbiamo già trovato.

    Per la salita del livello del mare. Non credo avremo grossi aumenti di livello in questo secolo. Il problema è un orizzonte più lungo: l’ultima volta che la Terra aveva le concentrazioni di CO2 attuali i mari erano più alti di 17 metri. E ci arriveremo, alla fine

    • Picco petrolio convenzionale 2005. Picco del petrolio convenzionale e non 2018. È sufficiente che ci sia una carenza dell’ offerta e il prezzo schizza . E tira giù tutto. Il clima il prossimo anno avremo il boe artico senza ghiaccio in estate e da lì sarà esponenziale anche la perdita dei raccolti non solo i livelli dei mari

  3. @ Gianni Comoretto

    “Per definizione quando sei al picco del petrolio, nel modello di Campbell, te ne resta metà. Ce n’è quindi sicuramente ancora molto. Il problema è che rischia di non essercene per tutti, non che non ce ne sia.”

    Dunque di petrolio ce n’è ancora e non poco, ma non basterebbe per tutti. È ovvio che non può bastare per 8 miliardi di esseri umani e presto dieci (ultima proiezione: saremo dieci miliardi già verso il 2070, altro che nove nel 2100), se questi otto o dieci miliardi sognano consumi da primo mondo.
    Il problema non sarebbe dunque secondo me di “distribuire equamente il petrolio” (semplicemente non ce n’è per tutti, non ce ne può essere), ma di criticare l’assurdità della crescita demografica ed economica esponenziale. È bastato un accenno di crisi energetica e di riflesso economica, per la guerra in Ucraina, perché politici ed economisti abbiano temuto il peggio (forse per loro), cioè stagnazione e recessione economica mondiale. Il clima passa decisamente in secondo grado rispetto al calo della crescita economica. Intanto Cina e India puntano sul carbone fino al 2070 per assicurare la crescita nei loro paesi.
    I nove e dieci miliardi prossimi venturi avranno seri problemi di sopravvivenza, dovranno innanzi tutto nutrirsi.

    • Ci sarà carenza seria di diesel già in primavera e sarà razionato. Ci sarà carenza di petrolio nei marcati a gennaio dice ocampo tellez. Ci sarà una grande crisi finanziaria 20 volte quella del 2008 . Ma quale 2070 !???? Io ho 41 anni e non arriverò nemmeno a 45

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