… il mio problema di partenza fu che non avevo capito se si chiamava Leonardo o Libero; in realtà entrambi i nomi gli si adattavano bene
Di Claudio della Volpe
Quando ho conosciuto di persona Leonardo in realtà avevo già avuto modo di leggerne qualche articolo sulla rivista da lui diretta, Energia dal Sole che avevo fatto acquistare alla mia biblioteca.
E il mio problema di partenza fu che non avevo capito se si chiamava Leonardo o Libero; in realtà entrambi i nomi gli si adattavano bene.
Interessi poliedrici e grande amore per il mare erano le costanti della sua personalità.
Era nato nella città della Lanterna dove trascorse i suoi primi anni a contatto col mare; poi le vicissitudini della guerra portarono la sua famiglia in Piemonte, a Cuneo.
Il Piemonte dell’epoca doveva avere una atmosfera particolare perché produsse poi parecchi di questi “grandi vecchi” che ci hanno lasciato in eredità idee fortemente innovative se non rivoluzionarie su scienza, ambiente e risorse.
Divenne alpino e subito dopo il servizio militare entrò nella nascente RAI.
Nel frattempo maturava l’amore per il mare e la vela; la vela tornerà nella sua vita in parecchie forme e gli darà modo di fondere natura e scienza.
Negli anni 80 quando molti di noi erano entrati da poco nella attività lavorativa, Leo ne stava uscendo e si guardava attorno per capire cosa fare da grande.
E scelse la strada delle energie rinnovabili.
Nell’88 cominciò a dirigere una piccola rivista che si chiamava Energia dal Sole nella quale faceva polemica con le grandi direttrici delle scelte energetiche del paese; la prima battaglia fu quella contro il CIP6, una modifica regolamentare (non era una legge, non passò mai in Parlamento) che però aveva effetti dirompenti su tutto il mercato elettrico rendendo “assimilate” alle rinnovabili la combustione dei rifiuti e quella degli oli pesanti. Queste due assurde strategie si presero oltre l’80% di una quota sulla bolletta che assommava a 50 miliardi di euro.
Fu il tempo della sveglia per molti militanti ambientalisti, ma anche l’occasione per stigmatizzare dalle pagine della sua coraggiosa rivistina i responsabili di queste strategie; scrisse molte lettere aperte ai grandi dell’epoca e rese coscienti molti di noi di cosa si celava dietro un provvedimento apparentemente solo tecnico.
Ho conosciuto Leo in occasione delle discussioni sul CIP6; era anche l’epoca in cui stava nascendo ASPO Italia e dunque maturava una generale presa di coscienza sui limiti del pianeta.
Leonardo partecipò a questo processo e si imbarcò in una seconda importante crociata, quella a favore delle energie rinnovabili e contro le regole che tendevano a renderle ostiche e incomprensibili, ingestibili per chi avesse avuto il coraggio di iniziare a percorrerne la strada.
Fu l’epoca in cui lo incontrai di persona, l’epoca di Kitegen, l’energia dal vento, un’idea geniale in cui si fondevano scienza e natura, vento, vela e passione per la genialità umana; ma anche la coscienza che per fare queste cose occorreva impegnarsi in prima persona anche di tasca propria. E Leo non si fece pregare.
Ma Kitegen fu una delusione terribile per Leonardo che non condivideva l’idea di realizzare un maxigeneratore da un gigawatt; più modestamente Leonardo, che non abbandonò mai l’idea dell’energia dagli aquiloni, si avvicinò a chi invece voleva diffondere questa tecnologia usando obiettivi più concreti (parliamo dell’intelligente progetto Ghivarello, a cui rimase fedele fino alla fine).
Nel frattempo non smise di battersi contro il green-washing, contro le furbate governative legate a sempre nuovi livelli di motore “pulito”, che mandavano in discarica le auto di qualche anno prima, all’attacco solo antidiesel che considerava irrazionale; fece notare più volte le contraddizioni legate al trascurare l’energia grigia necessaria a produrre le auto ed anche al trascurare i problemi degli enormi investimenti necessari ad un reale sviluppo dell’elettrico, delle reti, dell’accumulo, etc; problemi di non facile soluzione che ancora oggi costituiscono una effettiva barriera alla transizione. Si scatenò par suo contro i negazionisti climatici, come Battaglia, cui dedicò alcune fra le sue pagine migliori.
Quelle idee e le discussioni a cui diedero origine sono state riprese per esempio nel recente documento ASPO del marzo 2022 sulla transizione energetica.
Insomma Leo ha fatto parte in prima linea di quel processo di transizione prima che delle tecnologie, delle idee, di quell’afflato nuovo che vorrebbe unire uomo e natura in una cultura rinnovata; ed in questo ha colto il meglio di quell’atmosfera piemontese che generò insieme i Peccei e gli Angela al cui novero di precursori della transizione, di amanti della grande scienza ma anche di arguti polemisti possiamo assimilare il nostro amico Leonardo.
Che la terra ti sia lieve.
Accidenti. Brutta notizia, non sapevo. Ciao Leonardo, mi mancherà quella tua passione per la verità e la tua tempra combattiva, incurante dell’eta…
Un grazie a Claudio per questo bel ritratto di Leonardo Libero.
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Personalmente ho perso un amico, non ostante quasi 40 anni di differenza di età e lo noto ancor più a posteriori.
L’unico con cui combattere contro un sistema al fine di spingere un iniziativa in cui anche lui credeva. Credo ci si rivedrà prima o poi…
Cieli blu Leo.
Grazie Marco, sono certo che anche lui aspetta di rivederti… le amicizie vere hanno il profumo dell’eternità