Artico, sabbie bituminose, idrati di metano, fracking. Torna alla grande il Fondo del Barile.
Rubrica redatta collettivamente da ASPO-Italia
Come deciso nell’assemblea dei soci di ASPO-Italia proviamo a far ripartire questa rassegna di notizie che girano su fonti energetiche e fenomeni collegati all’uso dell’energia.
Idrati di metano. Se ne ricomincia a parlare a partire dalla Cina che annuncia di aver condotto prove operative di estrazione nel mare cinese meridionale. La risorsa nel Mar della Cina dovrebbe ammontare ad 80 miliardi di tonnellate equivalenti di petrolio (circa 560 miliardi di barili di petrolio). In ogni caso la Geological Survey cinese prevede di iniziare lo sfruttamento commerciale di queste risorse non prima del 2030. C’è tempo. Se vi interessano le fotografie le trovate qui, ma il testo è in cinese. Se vi interessano i dettagli della notizia li trovate qui, dove almeno sono in inglese. A parte la consistenza della risorsa a cui si dovrebbe attingere che come spesso negli annunci è enorme, si dovrebbe considerare il suo ERoEI. Dalle informazioni che abbiamo le stime non superano valori di ERoEI di 3-4. Questo genere di tentativi sembrano più una manifestazione di disperazione energetica che seri progetti di ricerca.
Clima. E visto che si parla di disperazione, al Salone Internazionale del Libro di Torino è stato presentato il libro di Amitav Ghosh “La grande cecità. Il cambiamento climatico e l’impensabile”. In questa intervista sul Manifesto Ghosh presenta il suo punto di vista.
ERoEI delle sabbie bituminose. Secondo un articolo uscito su Energies L’ERoEI delle sabbie bituminose è cresciuto costantemente negli ultimi sette anni. Attualmente l’ERoEI del petrolio estratto con la tecnica mineraria cade nell’intervallo 3,9-8. Mentre l’ERoEI di quello estratto con la tecnica “in situ”, cioè riscaldando le sabbie e pompando il liquido in superficie cade nell’intervallo 3,2-5,4. Qualcuno ha commentato che l’ERoEI delle sabbie bituminose è cresciuto da un livello molto schifoso ad uno normalmente schifoso.
La metamorfosi del mercato petrolifero. Un articolo di un giornalista economico, che si è posto la domanda giusta: “La questione chiave del futuro del mercato del petrolio è per quanto tempo una crescita del settore shale può compensare il rallentamento del resto dei settori?”, cioè per quanto tempo può durare il plateau del picco di tutti i liquidi? Peccato che anche in questo caso non si sfiori nemmeno l’idea di confrontare l’ERoEI complessivo del convenzionale con quello del tight e delle sabbie. E’ certamente un dato piuttosto difficile da determinare con sufficiente livello di approssimazione, ma non per questo può essere sempre semplicemente trascurato nei ragionamenti. Una possibile risposta a questa mancanza potrebbe essere semplicemente che i giornalisti economici, e non solo loro, ignorano l’esistenza stessa dell’ERoEI.
Mercato. Se i produttori di petrolio, che si riuniscono il 25 maggio prossimo per decidere se applicare nuovi tagli alla produzione, riescono a far crescere il prezzo fanno un piacere al fracking che costa un po’ di più del convenzionale, se non ci riescono, e il prezzo rimane stagnante sotto il 50$/barile, il fracking sopravvive con qualche salutare perdita, mentre i paesi produttori che dipendono dal reddito petrolifero si trovano in difficoltà. Insomma vince sempre il fracking?
Produzione USA in aumento. In un articolo uscito su Oilprice si mette in evidenza che la produzione Americana di greggio nell’ultima settimana di aprile ha raggiunto 9.293 mb/d, in crescita di oltre 450 mb/d dall’inizio dell’anno. Si prospetta una crescente sovrapproduzione legata anche a una riduzione della domanda di carburanti. I prezzi dovrebbero quindi risentirne e i 57 $/b medi ipotizzati sembrano troppo ottimisti.
Sempre su Oilprice, un altro articolo, registra che il numero di piattaforme funzionanti in USA è ancora lontano da quello del 2014 ma continua ad aumentare. In USA dal 2009 è stato prodotto un quantitativo di shale gas equivalente alla produzione di due Qatar. Ultimamente si registra un rallentamento ma il settore pare impostato per un’ulteriore robusta crescita.
L’IEA, dopo questo exploit, prevede che per il gas ci sia una forte crescita nella capacità di esportazione di GNL.
Alaska e Artico. Un articolo un po’ trionfalista, ma interessante, sulle nuove scoperte in Alaska, off shore e on-shore, conventional e fracked. C’è un po’ di tutto. La consistenza delle nuove riserve arriva fino a 5 miliardi di barili, ma non si capisce bene quali siano convenzionali e quali tight. Anche l’ENI fa parte dell’impresa. Anche se si era ritirata dall’Artico nel 2015, quest’anno ha in programma di trivellare diversi pozzi. Alcuni di questi saranno orizzontali per minimizzare l’impatto … e le procedure di autorizzazione.
L’ha ribloggato su Redvince's Weblog.
“Anche l’ENI fa parte dell’impresa”
Beh, si vede che in ITER, sotto sotto, non crede (nonostante gli annunci in giro per il mondo) se non come fonte di finanziamenti.,,
Come darle torto?
La storiella dei clatrati da estrarre dal fondale marino come alternativa al metano convenzionale mi ha sempre fatto inarcare le sopracciglia.
Quel genere di deposito, eventualmente destabilizzato durante le operazioni di perforazione, potrebbe causare una risalita di schiuma grande a sufficienza da far inabissare una piattaforma o una nave. I cinesi staranno valutando l’entità dei rischi?