Più morti che in guerra

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E’ una guerra invisibile, con tre nemici. Ma ne combattiamo solo uno. E debolmente.

E’ una guerra vigliacca, colpisce più i bambini che gli adulti. E fa più morti in Italia della seconda guerra mondiale.

E’ una guerra che abbiamo sempre perso, e che abbiamo deciso di perdere ancora. 

La propaganda la chiama “inquinamento“, ma il suo vero nome è un altro.

Di Dario Faccini

Pubblicata la seconda parte di quest’articolo:  Quanti chilometri fai con una stufa o una mucca?

ATTENZIONE: in questi giorni di emergenza epidemica potrebbe esserci sfuggito un aspetto importante, può interessarti

Coronavirus, Scacchi e la saggezza della Nonna

OSPEDALI E FUNERALI

Nella seconda guerra mondiale in Italia, in cinque anni e mezzo, sono morti per cause dirette e indirette, 291.376 militari e 153.147 civili [1]. In totale sono 444.000 morti.

Ora in Italia, ogni anno, muoiono prematuramente per inquinamento dell’aria 87.ooo persone [2]. Quindi in cinque anni e mezzo (teniamo lo stesso periodo della seconda guerra mondiale per avere un confronto omogeneo) sono 478.000 morti.

Come se non bastassero i morti, ci sono poi i “feriti“. In effetti le morti premature sono solo la punta dell’iceberg di un problema che devasta il Sistema Sanitario Nazionale.

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Uno studio italiano del 2016 ha mostrato come l’incidenza delle malattie respiratorie siano più che raddoppiate in 25 anni (dal 1985 al 2011) [3]:

  • Attacchi d’asma +110%
  • Rinite allergica +130%
  • Espettorato frequente +118%
  • Broncopneumopatia cronica ostruttiva(BPCO) +220%

I bambini sono particolarmente esposti all’inquinamento dell’aria[4]:

  • innanzitutto la loro velocità di respirazione è 2/3 volte quella di un adulto;
  • poi lo strato cellulare che ricopre le loro vie respiratorie è più permeabile agli inquinanti, rispetto quello di un adulto;
  • le ridotte dimensioni delle vie respiratorie aumenta la probabilità di ostruzione a seguito di infezioni;
  • il loro sistema immunitario non è ancora sviluppato, ciò aumenta il rischio di infezioni respiratorie e diminuisce la capacità di contrastarle.

Come tutte le guerre, anche questa ha un costo, ma è negativo, cioè non spendiamo nel combatterla, ma nel perderla. Ogni cinque anni e mezzo, la spesa sostenuta per i costi sanitari (ospedalizzazioni, giornate perse di lavoro, visite, esami e cure) arriva a 530 miliardi di euro [5]. Per dare un’idea, è più della ricchezza prodotta in un anno dalla Lombardia e Veneto (le due regioni più ricche), ed equivale annualmente a quasi il 5% del PIL nazionale. In realtà, per come si calcola il PIL e la ricchezza di uno stato, è più corretto dire che grazie a questa spesa il nostro PIL è gonfiato di un 5%.

 ENTRIAMO NEL PARTICOLATO

Vediamo di capire cosa è successo nei giorni scorsi.

Semplificando, l’inquinamento dell’aria è riconducibile principalmente alle polveri sottili, PM2,5, responsabili di oltre il 70% dei morti, e agli ossidi di azoto, che uccidono un altro 20%. [6]

Il PM2,5 è composto da minuscole particelle “respirabili” che rimangono in sospensione nell’aria e riescono a giungere sin dentro ai polmoni e da qui nel sangue.

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Le particelle, chiamate anche particolato, possono avere l’origine più diversa e trasportare altri inquinanti molto pericolosi, come il Benzopirene. Per questo, indipendentemente dall’origine, le PM2,5 sono classificate come cancerogene.

Il particolato [7] per lo più è prodotto in due modi:

  1. direttamente da tutte le combustioni (particolato primario)
  2. in inverno, a partire da altri inquinanti gassosi, soprattutto i composti azotati (ossidi di azoto e ammoniaca), quando le condizioni meteo trasformano l’aria inquinata in un vero e proprio laboratorio chimico-fisico (particolato secondario).

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In inverno, le condizioni meteo (freddo, assenza di vento) possono portare alla concentrazione rapida del particolato nelle pianure e nei fondovalle. L’ultimo eclatante episodio è capitato solo pochi giorni fa ed ha investito l’intera Pianura Padana, con valori delle PM2,5 ben al di sopra degli 80 ug/m3 (il limite medio annuo è 25).

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Concentrazioni di PM2,5 il giorno 31-1-2017 in Lombardia e Emilia Romagna. Fonte: Arpa Lombardia e Arpa Emilia Romagna.

 

L’evento è capitato a grande velocità: sono bastati solo tre giorni. Segno questo che la produzione di inquinanti in Pianura Padana è troppo elevata per il ricambio e la diluizione dell’aria garantita dalle condizioni meteo e morfologiche della grande vallata.

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Impennata delle concentrazioni di PM2,5 alla periferia della città di Cremona a fine gennaio 2017.

 

SORPRESI DAL NEMICO ALLE SPALLE

Facciamo un gioco con i colori. Scopriamo in Italia chi produce i principali tre inquinanti: PM2,5, Ossidi di Azoto e Ammoniaca.

Legenda fondamentali

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(cliccare per ingrandire) Ripartizione per settore di produzione, dei tre principali inquinanti dell’aria nel 2013, su base nazionale. Il traffico veicolare è calcolato su modelli reali di utilizzo, include quello leggero e quello pesante, l’usura dei pneumatici ma non quella dell’asfalto. Fonte: ASPOItalia, Inquinamento: tutti i banditi e i mandanti.

 

Si scoprono tre cosette interessanti:

  1. La prima sorpresa sono le biomasse (legna e pellet) per riscaldamento che producono il 60% delle PM2,5, sono di gran lunga la principale fonte di particolato primario;
  2. meno sorprendentemente, il traffico veicolare è il principale produttore degli ossidi di azoto, con il 42,5%; 
  3. la seconda sorpresa viene dalla produzione di ammoniaca, che è al 95% prodotta dal settore agricolo (utilizzo di fertilizzanti);

Questi sono dati nazionali, vediamo di calarli in due casi reali.

In una grande città come Milano, in inverno biomasse (legna e pellet), traffico e particolato secondario producono ciascuno circa un terzo del PM2,5. In aperta campagna invece, oltre che al dimezzarsi del PM2,5 totale, i contributi sono: biomasse 35%, traffico 9%, particolato secondario 53% (NOx 31%, NH3 14%, SOx 9%) e altro 3%. [8]

Fine prima parte.  

Clicca qui per la seconda parte di quest’articolo.

 

Note

[1] Morti e dispersi dal 10/6/1940 al 31/12/1945. Fonte: ISTAT, Morti e Dispersi per cause belliche negli anni 1940-45, 1957

[2] Considerate le morte premature per Pm2,5 (66.630 decessi) e Ossidi di Azoto (21.040 decessi). L’ozono non è stato considerato in quanto inquinante estivo e causa di un numero di decessi prematuri decisamente più basso (3.380). Fonte: European Environment Agency, European Air Quality in Europe, pag 60, 2016

[3] Sara Maio et al., Respiratory symptoms/diseases prevalence is still increasing: a 25-yr population study, Respiratory Medicine 110 (2016) pp. 58-65

[4] UNICEF, Clear Air for the Children, Oct 2016, pp. 8/9

[5] Conto effettuato con cambio euro su dollaro a 1,08. Per l’Italia ogni anno i costi sanitari ammontano a circa 97 miliardi di dollari 2010. Fonte: WHO, Economic cost of the health impact of air pollution in Europe, 2015

[6] Sarebbero da trattare anche gli ossidi di zolfo, ma siccome sono stati ridotti moltissimo negli anni passati, il loro contributo è ormai secondario e le possibilità di intervento rimangono solo nell’industria dei solventi e nei trasporti marittimi. Si osservi che l’80% è di origine naturale (vulcani). Fonte: ASPOItalia, Inquinamento: tutti i banditi e i mandanti.

[7] Tralasciamo il particolato di origine naturale e trattiamo solo quello di origine antropica.

[8] M.G.Perrone, B.R. Larsen et al., Sources of high PM2.5 concentrations in Milan, Northern Italy: Molecular marker data and CMB modelling, Science of The Total Environment,Volume 414, 1 January 2012, Pages 343–355 [vedere pag 353]

62 risposte a “Più morti che in guerra

  1. Sempre molto interessante grazie!!! E complimenti!
    AM

  2. Se il particolato esce soprattutto dalle stufe a legna, come mai nelle relative mappe di Arpa quando non c’è vento vediamo disegnata in bella evidenza la traccia delle autostrade emiliane? Ci sono schiere di automobili a pellet in circolazione? O forse le stime disponibili hanno qualche margine di incertezza?

    • Le emissioni da biomasse sono diffuse nel territorio, quelle veicolari sono invece concentrate lungo gli assi stradali. Comunque non si è affermato che le stufe a legna sono il principale contributore alle PM10, perché sul particolato secondario agisce soprattutto il traffico veicolare, quindi nelle grandi città è maggiormente responsabile il traffico. La situazione si ribalta però in zona rurale, coma da studio citato nel post.

      • Vogliamo dire che lo strumento per misurare il particolato “vede” un’opacità che può essere prodotta, per esempio, dal fumo del pellet di conifere o dalla combustione di nafta. Ma non c’è alcun dubbio sul fatto che respirare PM10 di un diesel è mooolto più dannoso che respirare il particolato del fuoco di pino silvestre…

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  4. Sara perche l’italia non ha fatto un cazzo durante la guerra…

  5. Attenzione al termine fertilizzanti che è troppo generale. L’ammoniaca si libera in aria solo a causa dello spandimento dei liquami bovini e suini provenienti dagli allevamenti e sparsi sui terreni in modo sbagliato cioè a spruzzo. In Olanda da decenni vige l’obbligo di iniettarli nel suolo con particolari macchinari proprio per evitare le emissioni di nh3 che poi in aria si combina con altri elementi generando grandi quantità di particolato cosiddetto secondario.

  6. Buongiorno, articolo interessante… ma credo che i dati andrebbero ricontrollati, in quanto il valore di PM10 era sopra i limiti ancora prima che si accendessero i riscaldamenti (settembre/ottobre) … qualcosa non torna… non si è parlato degli aeroporti… ma soprattutto non si è parlato dei numerosissimi fuochi all’aperto (rami e sterpaglie) che quotidianamente si fanno in campagna e nelle valli, che creano vere e proprie nuvole di fumo!!

    • Suggerisco di rileggere con attenzione, vedrà che non ci sono affermazioni che ‘non tornano’.

    • Giuseppe Piacentini

      Non sono un esperto se non generalista ma vorrei porre due domande perché mi sembra che l’allarmismo si eccessivo. intanto chi fuma si respira almeno mille volte il particolato di quelli che semplicemente respirano eppure la differenza non è così eclatante. Due.Perché non si spiega chiaramente che la produzione di particolato è una cosa e quello che si respira un’altra per esempio mentre il traffico veicolare lo si respira direttamente le stufe scaricano molto in alto e quindi il particolato Si disperde nell’ambiente. quello delle navi poi è assolutamente ininfluente perché non lo respira nessuno grazie

      • Già allarmismo eccessivo. Non muore nessuno. Le dosi non sono cumulative, lo IARC non è un Istituto serio, all’EEA non sono competenti, al WHO ci vanno solo i raccomandati, il particolato delle auto fa male mentre quello delle stufe lascia i camini candidi, non esiste l’inversione termica, l’inquinamento delle navi è ‘assolutamente’ ininfluente.

      • Non è un esperto ed è un pessimo generalista, già dalla presentazione di se stesso Lei è partito male, per poi finire peggio (sull’ultima frase c’è da stendere un lenzuolo pietoso…)

        Impieghi il tempo a studiare.

  7. Più morti che in guerra……bel titolo…..però non scrive che oggi L’Isis fa la guerra solo perché dietro ci sta il gas e il petrolio…..come nessuno dice che dietro agli sbarchi in Sicilia ci sta la Mafia.
    Bene andiamo tutti a gas propano cosi gli diamo ancora un po di soldi e un po di motivazioni x scaraventarci contro qualche aereo e qualche altro attentato …..e siccome non basta per far capire al giornalista che ci sono questi morti non gli auguriamo di tovarsi a Berlino a Naltale sperando che forse la capisca senza voleglierne.

    • Napalm 65

      • Marco invernici

        Come dal titolo e dal commento presumo che i catastrofisti parlano e scrivono sempre allo stesso modo.
        Poi scopri che hanno il vicino asino che affumica tutti e non hanno il coraggio di suonargli il campanello per far valere educatamente la giusta causa.
        È si, su internet è tutto più facile!!!!
        Inoltre chissà poi perché dal realismo del camino aperto si tirano in ballo le stufe a pellets che sono” leggermente” più performanti …..

  8. Ci sono nuove tecnologie già ampiamente collaudate che darebbero un ridimensionamento dei vari soggetti inquinanti. Maggior informazione e conoscenza . Purtroppo i media e i colossi industriali nazionali e non , sono artefici di un’informazione parziale , falsa e manipolata per il loro “io ” lucro e sporco denaro. Purtroppo non resta che informarsi e ancora informarsi per riuscire a capire la scelta migliore da fare. Tante gocce possono dare un aiuto non indifferente.

    • Informarsi come dove se internet è “troppo facile e fuorviante e impreciso “? . Ma poi per curiosità : anche i “grandi” che inquinano e lucrano e non prendono nuovi provvedimenti respirano la nostra stessa aria ? .. mangeranno il frutto di questa terra inquinata? la situazione non è la stessa per tutti ? Mi chiedo come mai nessuno preme x miglioramento ?

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  11. Articolo davvero molto interessante e che offre molti spunti di riflessione. Se posso permettermi un appunto personale circa la mappa delle concentrazioni di PM2.5, ritengo che sarebbe stato più opportuno mostrare separatamente la mappa dell’Emilia Romagna e quella della Lombardia piuttosto che sovrapporle nel modo in cui è stato fatto che ha introdotto evidenti incoerenze, che si possono apprezzare specie lungo il confine fra le due reagioni.

    • Ho cercato invano una mappa della pianura padana, ma il frazionamento delle competenze nelle varie ARPA rende impossibile avere un quadro interregionale uniforme. Si, inizialmente volevo lasciare le due mappe separate, ma in questo modo avrei dato meno l’idea del problema a livello interregionale, quindi ho preferito qualche lieve imprecisione nei contorni. Comunque sono citate le fonti.

  12. Riguardo l’inquinamento quello che posso affermare con certezza, ed è quello che vi riporto da una mia amica che cura la contabilità in una delle principali compagnie petrolifere del mondo (che tutti ovviamente conoscete ma che non cito per ovvie ragioni) e che riceve ed invia giornalmente milioni di dollari e di euro in bonifici ( quindi la fonte è attendibile) la quale mi spiegava che il maggior consumo di carburante è dato in primis dalle navi, poi dagli aerei, poi dai riscaldamenti ed infine dalle autovetture.

  13. Un’altra cosa importante che non mi sembra sia stata presa in considerazione è l’eruttazione e la flatulenza dei bovini che ovviamente esistono in maniera smisurata e molto squilibrata sulla terra per il latte e per la loro carne. Alcune stime affermano che vengono macellati circa 2 miliardi di capi all’anno, di conseguenza in questo momento ci sono circa 6 miliardi di ruminanti che stanno appunto inquinando la nostra aria in maniera spropositata. Qualcuno afferma che è questa la principale causa del buco dell’ozono. Insieme ai missili ed ai satelliti che lanciamo annualmente (diverse centinaia ogni anno) e di cui nessuno sembra interessarsi e curarsi. Per non parlare poi delle scie chimiche ma qui si aprirebbe un’altro capitolo.

    • Roberto, rispondo ad entrambi i commenti. 1. I dati delle emissioni di PM/NOx/SOx/NH3 sono presi dall’inventario nazionale delle emissioni, che ripartisce i consum>emissioni per tutti i settori dei trasporti, compreso quello navale e aereo. Vedi qui: https://aspoitalia.wordpress.com/2016/01/04/inquinamento-tutti-i-banditi-e-i-mandanti/
      2. Sul discorso dei bovini, sono citate le fonti, e si tratta solo il problema da un punto di vista del particolato, non del CH4 (ma si menziona che gli interventi proposti darebbero benefici anche in questo senso.).
      3. Sulle scie chimiche, so già che non ti convincerò del contrario, ma ti segnalo comunque che sono una delle bufale automantenute su Internet: http://attivissimo.blogspot.it/2016/08/scie-chimiche-per-il-987-degli.html

      Il che non vuol dire che il traffico aereo non inquini, ci mancherebbe.

      • Avete mai letto questi articoli?? Il riscaldamento domestico più che traffico è colpevole dell’, inquinamento
        http://arcipelagoareac.it/doku.php

      • Capisco che debbano vendere il libro, ma ci sono affermazioni che poco hanno a che fare con i dati reali purtroppo. Dire che a livello epidemiologico nell’area di Milano non si riesce ormai più a separare i danni sanitari dal normale “fondo” vuol dire buttare alle ortiche decine di studi nazionali e internazionali, tra cui quelli dell’EEA, dell’OMS e il recente VIIAS. Le correlazioni aumento PM-aumento malattie sono ben documentate. Inoltre navigando qua e la vedo che hanno confuso il “fondo naturale”, con i dati delle centraline rurali.
        Gli autori hanno poi pubblicato un paio di articolo su una rivista che, purtroppo, pare avere una validità molto bassa:
        http://www.scimagojr.com/journalsearch.php?q=17700155804&tip=sid&clean=0

        Per una lettura chiara e precisa consiglio “Aria Pulita” del prof. Stefano Caserini.

      • attivissimo non e’ credibile x me..
        ed e’ abbastanza vero che WHO sia pieno di amici che rapidamente devono trasformarsi in yesman

  14. Pingback: Dramma Inquinamento: Un ecatombe silenziosa | notiziesenzafiltro

  15. LA SOLUZIONE ALL’ INQUINAMENTO DI ARIA, VAPOR D’ACQUA E MOLTISSIMI GAS E VAPORI, E’ STATA INVENTATA A ROMA NEL 1994 E COLLAUDATA NEL 1998 E POI NEL 2000 ED E’ DIFFUSA IN TUTTO IL MONDO – COPIATA CON BREVETTI FASULLI E NULLI MOLTE VOLTE ANCHE DALLA BANDA BERLUSCONI SILVIO. ======================================
    https://www.facebook.com/The-BAT-to-Purify-Water-and-Air-and-Against-the-Global-Warming-1677427725848223/

  16. Ma per favore! Fate solo allarmismo! Un morto da inquinamento come lo si riconoscerebbe? Ha un etichetta?
    Del resto, se scrivete che “Uno studio italiano del 2016 ha mostrato come l’incidenza delle malattie respiratorie siano più che raddoppiate in 25 anni (dal 1985 al 2011) [3]” e poi date la colpa all’inquinamento, significa veramente che dite cose a caso.
    Infatti l’inquinamento atmosferico urbano e’ calato drammaticamente, rispetto a 25 anni fa. Basta guardare i dati, ad esempio relativamente a Milano: http://arcipelagoareac.it/doku.php/libro:statoaria
    Se le malattie respiratorie dipendessero dall’inquinamento atmosferico tutto al piu’ si potrebbe dire solo l’opposto: l’aria troppo pulita fa male! Cosa evidentemente assurda!

    • Deve perdonarci. Non tutti possono curare l’interesse degli automobilisti arrivando a creare un sito web apposta. Com’è che si chiama il suo? Quello in cui si chiede “Lo stop allo sconsiderato allargamento dei marciapiedi” a Milano?

  17. Pingback: Più morti che in guerra | New Ice Age

  18. Al solito… c’è chi comunica delle cose con trasparenza ed è attaccato da chi non vuole accettare la realtà. Bisogna essere pronti a vedere ciò che è vero anche se ci crea fastidio. Ci vuole più maturità e coraggio nell’ affrontare la vita. Non è comodo ma è reale. Questa reazione sbagliata la trovo in tutti i campi, medici, scientifici, ecc.

  19. Sarei curioso di sapere se esistono dati sull’inquinamento determinato dagli scarichi ( non catalizzabili ) del trasporto aereo (Jet )

  20. Giovanni Consigli - mahalsinger.blogspot.com

    Signori tutto questo per me che vivo a Parma ed in pianura Padane è evidentissimo. L’inquinamento proveniente dai riscaldamenti è molto superiore a quello dei trasporti. Da novembre a maggio dalle colline parmensi è visibile una spessa coltre grigio scuro che ricopre tutta la pianura ed i problemi di respirazione sono diffusissimi in questi mesi. L’ammoniaca prodotta dagli allevamenti in pianura padana è spaventosa, per accorgersene basta percorre la autostrada tra Cremona e Brescia a qualsiasi ora, il tanfo proveniente dalle centinaia di allevamenti intensivi è quasi insopportabile e quando il vento soffia da sud, la puzza invade anche la città di Brescia. Qualcosa si deve fare e da parte mia ho deciso di non consumare più carni che provengono da allevamenti intensivi ne consumare più formaggio grana. per il riscaldamento ho adottato caldaie a metano e se fosse possibile mi allaccerei al teleriscaldamento. Difendere abitudini dannose perchè fanno comodo, non è civico ne intelligente.

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  22. firmato winston diaz

    Scusate l’osservazione, ma non trovate che sia un po’ pornografico (“piu’ morti che in guerra”) paragonare una morte prematura avvenuta in modo cruento con 60 anni di anticipo rispetto alla data “naturale”, rispetto ad un’altra che avviene, se avviene, con qualche mese di anticipo rispetto alla stessa data? E che avviene per cause – il “progresso” – che almeno in parte contribuiscono dall’altro lato ad aumentare, e di molto, l’eta’ media?

    Forse mi sfugge qualcosa, capisco male io, altrimenti un discorso del genere mi pare intellettualmente piuttosto disonesto.

    Non e’ che vi state facendo prendere un po’ troppo la mano dalla vostra specializzazione, finendo per dare un peso spropositato alle cose di cui vi intendete e su cui tendete a porre l’attenzione, per appunto deformazione professionale?

    Vorrei solo invitare all’esercizio di un minimo di sano scetticismo, quello spesso cosi’ utile alla vera scienza.

    Vi raccomando la lettura del breve saggio “le professioni disabilitanti”, di Ivan Illich, che trovate anche in rete. Non e’ della parte politica avversa. O almeno, non lo era…

    • Purtroppo non è qualche mese di anticipo, le statistiche dicono più di 3 anni di media. E nelle medie ci sono anche i bambini (ca 3000/anno nella UE vado a memoria). Deve essere poi considerato anche il calo della qualità di vita nei mesi precedenti e “come” si muore. La morte per BPCO ad es. gareggia con le peggiori torture pensabili, perché dura molto tempo e la sensazione è quella di soffocare sempre più.
      Inoltre ci sono tutti i problemi di salute invalidanti che colpiscono una popolazione molto più ampia delle sole morti premature.
      Infine la valutazione in “morti premature” è usata dall’OMS, dall’EEA e dal Ministero dell Salute (es. studio VIIAS), quindi è del tutto legittima ed è correttamente indicata nell’articolo. Quindi l’unica cosa che trovo “pornografica” è che nel terzo millennio ancora stiamo a parlare di morti per inquinamento.

      • firmato winston diaz

        Sinceramente sarei curioso di sapere con che criteri vengano stilate queste statistiche, e sarei ancora piu’ curioso di sapere il rapporto fra l’incidenza delle malattie respiratorie provocate da inquinamento artificiale e quelle da allergeni naturali (pollini e muffe), che non mi stupirei fossero di gran lunga maggioritarie.
        Io stesso, traferitomi dalla citta’ alla campagna, ho avuto enormemente piu’ fastidi, anche invalidanti, in campagna.
        Ma a quanto pare i conteggi delle micropolveri si guardano bene dal differenziare alcunche’, tanto e’ dato gia’ per scontato in partenza quale debba essere l’esito delle indagini.

      • Le fonti sono indicate, in esse si trovano i riferimenti agli studi e alle review utilizzate. Buona lettura.

  23. Pingback: Più morti che in guerra | Assemblea Permanente contro il rischio chimico

  24. Grazie per il lavoro serio e esaustivo. E’ comprensibile che la paura annebbi le facoltà di raziocinio di alcuni: non è bello sapere come siamo messi male. Ma è comunque necessario togliere la testa da sotto la sabbia.

  25. Complimenti per l’articolo… Considerati anche gli studi sulla correlazione tra particolato atmosferico e terribili malattie come l’Alzheimer e Parkinson, c’è da chiedersi: quanto ancora bisognerà aspettare (e morire) prima i nostri “amministratori” si decidano a compiere scelte politiche (sicuramente drastiche, controcorrente e nell’immediato anche impopolari) che guardino da oggi a 50/100 anni nel futuro, per salvaguardare (almeno loro!) le prossime generazioni?

  26. Ho letto solo la prima parte. Non viene analizzato il Veneto faccio solo un esempio: mentre la Germania aboliva negli anni 70 la produzione conciaria perché troppo inquinante noi la importavamo e così contribuiamo all’alto tasso di tumori della pianura padana tra i più alti d’Europa

  27. Ah se il vento avesse intelleggibilita’ per veicolare gli inquinanti nei nasi che hanno la responsabilità di tutti i misfatti. Così assisteremo ad altre statistiche. I mafiosi, i grandi magnate inquinanti, Trump, testa di cazzo, che rigetta gli accordi gia formalizzati, aprendo la strada a tanti che avevano accettato una riduzione delle emissioni, ob torto collo, che ora riprenderanno vigoria di diserzione. Ah se il vento avesse sentore della fetenzia della gente fetente e come le mosche entrasse solo in quei nasiG

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  31. Nucléare.Solo questo puo’ produrre l’ energia che ci serve.Se vogliamo usare l’ energia elettrica per l’ autotrazione a pile aumentiamolo.Del 35%Se vogliamo anche riscaldarci e rinfrescarci 40%.Questo ADESSO.Poi voliamo pure pindaricamente verso un mondo sognante di énergie completamente pulite.Che quelli che oggi hanno 35 anni non riusciranno ancora a vedere.Piaccia o non piaccia.

  32. Da quando è nato il mondo esiste il particolato 2.5 magari anche di altre materie ma esiste, l’azoto ammoniaca e quello nitrico e nitroso, fanno parte del naturale ciclo dell’azoto che esiste da milioni di anni, mi da tanto l’idea di una campagna contro i combustibili di origine vegetale.
    Va detto che se non si producesse ozono, contenuto in modo naturale nell’ozonosfera, non si contrasterebbe la grandissima opposizione dai clorofluorocarburi (usati per molto tempo e dei quali si sa che l’ascesa completa in ozonosfera mette sui 30 anni) a questo giusto equilibrio.
    Vogliamo parlare del danno portato dai combustibili fossili che gli Usa vogliono tanto accaparrarsi anche facendo guerre ?

    • L’ozono di origine stratosferica non va confuso con quello di origine antropica nella troposfera. Il primo è prodotto dalle radiazioni ultraviolette del sole, il secondo invece è prodotto inquinante dell’uomo e non ha nessuna possibilità di migrare per supplire al primo visto il breve tempo di vita. Per quanto riguarda il particolato di origine naturale è considerato in tutte le statistiche e qui si citano dati al netto.

    • Per quanto riguarda la presunta volontà di attaccare i combustibili di origine naturale sarebbe meglio prima informarsi sulla storia ultradecennale di questa associazione.

  33. Perché non è analizzata anche l’incidenza dell’inquinamento aereo, contributo non secondario all’intera problematica?

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  35. Fabrizio Mastrosimone

    Io non sono un epserto ne posso contraddire dati e misurazioni varie, dico solo questo: il mantra dell’ecosostenibilità punta ad eliminare il traffico privato, o perlomeno a ridurlo in maniera pesante. Il risultato sarà che la mobilità individuale, una libertà preziosa per quanto mi riguarda, sarà limitatissima a i pochi che se lo potranno permettere acquistando una ibrida od una elettrica e la maggior parte dei cittadini ritornerà a poter furire solo di mezzi pubblici o di bicicletta come era agli inizi della ricostruzione post bellica, pochissimi avevano auto proprie e nessuno si spostava se non per assolutà necessità. Ritorneremo allegramente a qui tempi , non mi sembra propriamente un’ evoluzione, ma tant’è…

  36. Vogliamo dire che lo strumento per misurare il particolato “vede” un’opacità che può essere prodotta, per esempio, dal fumo del pellet di conifere o dalla combustione di nafta. Ma non c’è alcun dubbio sul fatto che respirare PM10 di un diesel è mooolto più dannoso che respirare il particolato del fuoco di pino silvestre…

  37. Io da 3 mesi utilizzo (molto soddisfatto) un prodotto che ha ridotto del 80% le emissioni degli incombusti nella mia auto e, se altri lo utilizzassero, la mappa che avete postato cambierebbe abbastanza velocemente. Ah, significativamente il prodotto in questione ha registrato il 100% di disinteresse da parte della classe politica, dal IPCC, passando per il Ministero dell’Ambiente, vari ARPA, sindaci, assessori etc… più è grande il problema, più succulento è il boccone. E la soluzione, ovviamente, arriva sempre da quelli che, fin dall’inizio, era previsto che la facessero arrivare.

  38. Premesso che sono sicuramente a favore di ogni operazione razionale per diminuire gli inquinamenti (dell’aria, delll’acqua, dei terreni), non riesco a capire a cosa si riferisce esattamente l’articolo. A parte il fatto che si menziona uno studio italiano del 2016 senza postarne un link e senza nemmeno scriverne il nome, cosa significa “morti premature”? Morire prima di cosa? È necessario definire questo termine per capire i numeri, ma non c’è nessuna definizione nell’articolo.Forse significa morire prima dell’età media degli italiani? Ma l’età media, per definizione, significa che alcuni muoiono prima e alcuni dopo. Secondo dati che ho trovato, la vita media in Italia nel 1861 non arrivava a 50 anni. Secondo l’Istat adesso è di circa 79. Quando poi si parla di inquinamento dell’aria generalmente ci si riferisce all’aria che si respira fuori casa. Questo non tiene conto del fatto che una volta il riscaldamento delle case era costituito dai camini. Il camino, il bruciare la legna per scaldarsi, da molti è visto come una cosa “più naturale” delle forme moderne di riscaldamento, invece è una fonte fortissima di inquinamento dell’aria interna. La gente che usava i camini per l’inverno respirava un’aria molto ma molto più tossica di quella che respiriamo noi. Oltre ad essere un fenomeno ben noto, lo si può arguire anche leggendo questo stesso articolo, laddove indica nelle “fuliggini” una delle fonti principali di inquinamento dell’aria. Prima che venissero sviluppate le varie tecnologie che vengono sempre criticate in quanto fonti di inquinamento, la mortalità infantile in Italia era altissima. Insomma, quando guardiamo a questi problemi, dobbiamo tenere conto che, al contrario della percezione generale, respiriamo un’aria più pulita e viviamo in un ambiente più pulito rispetto a quello dei nostri avi. Qui viene detto che la produzione di inquinanti in pianura padana è troppo alta, ma i dati istat indicano che la durata media della vita è più alta nell’Italia settentrionale che in quella meridionale. Insomma, per quanto io sia a favore della proteione dell’ambiente, i diati contenuti in questo articolo non mi sembrano avere valore razionale.

    • Studio 2016: per favore, leggere la nota [2] correttamente indicata nel testo e con il contenuto riportato in fondo all’articolo, se non è troppa fatica.
      Per tutto quanto riportato in seguito, le risposte si trovano nello studio citato. Gli indicatori riportati sono quelli tradizionali da letteratura scientifica. Ne consiglio un’attenta lettura.

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