Fridays For Future: una critica per crescere

Una strada promettente… ma comincio a notare dei limiti.

Di Mirco Rossi

Non si può che rallegrarsi per quanto sta succedendo sulla spinta dell’intervento di Greta nel panorama della comunicazione e, di conseguenza, tra le nuove generazioni.

Il FridaysForFuture sta ravvivando la propria azione. Centinaia di migliaia di ragazzi finalmente protestano e riempiono le piazze, pretendendo rispetto per il loro futuro. Non chiedono cose, merci, agi, successo, potere, ma esigono il diritto a sognare per poter dare un senso migliore alla loro esistenza. Oltre che rabbia, esprimono passione, speranza, aspettative; e lo fanno collettivamente dando vita a un fenomeno in controtendenza all’individualismo esasperato e trionfante.
Da qualche mese il mondo dei media continua a rilanciare in prima pagina temi che in precedenza erano affrontati raramente e confinati negli spazi culturali interni. I talk show propongono continui confronti (anche se talvolta indigesti). La politica è costretta almeno far vedere che non è sorda, a usare scampoli di linguaggio nuovo, a cercare di mettere in relazione (troppo spesso strumentalmente) le diverse scelte con obiettivi di miglioramento ambientale, aumento dell’efficienza, sviluppo di energie rinnovabili. La rete è intasata di comunicazioni, informazioni, stimoli, capaci di rompere e contrastare l’atmosfera di rancore e odio che da tempo così ampiamente sta veicolando.

Si può dire che ci si stia avviando su una strada promettente? Lo spero, può darsi, ma comincio a notare dei limiti, a nutrire dei dubbi. Non concordo con certe radicalità (es.: Massimo Cacciari), tanto meno con chi critica Greta e il movimento dal versante del negazionismo, con il solo interesse di perpetuare il business as usual, ma qualche ragione di critica c’è e va esplicitata.

Quest’ultima generazione di giovani è quella che, più delle precedenti, ha avuto ed ha la più ampia e facile possibilità di accesso a ogni tipo di cultura e d’informazione. Forse altre erano più pronte ad affrontare in concreto i problemi della vita matura, ma penso dipendesse in primo luogo dalla fase storica in cui si trovavano immerse, caratterizzata da cambiamenti molto più graduali e lenti di quella attuale.

Non vi è dubbio però che i più adulti di questi nostri giovani, tra i quali come mai prima agisce una forte presenza femminile, vadano considerati capaci di affrontare livelli significativi di responsabilità. Debbano quindi cominciare ad avvertire il bisogno e la necessità di fare scelte importanti, coerenti con gli scenari a cui mirano. Scelte personali e collettive, quotidiane ed esistenziali, quindi anche in campo politico. Ma sembra non emerga questa consapevolezza, né il senso del dovere storico che li sovrasta, che chiede loro di non fermarsi alla manifestazione dei sentimenti, delle emozioni, delle aspirazioni, dei diritti, sottolineando le innegabili colpe di chi li ha preceduti e ora incarna il potere.
A partire dalla crisi climatica, la protesta continua a concentrarsi genericamente su quanto fatto, o il non fatto, dal potere politico ed economico, dai governi, dalle istituzioni, mettendo in luce l’insipienza, la negligenza, dei potenti in generale e invocando provvedimenti di altro segno.

Inoltre, essa sinora si esprime con forza solo in gran parte dell’Europa e in qualche altro paese; non emerge, se non in modo marginale, in aree decisive: in Sud America, in India, mentre è quasi del tutto assente in gran parte dell’Asia, in Cina, in Russia, in Africa. Sia chiaro, questa non è certo una colpa dei nostri giovani, a loro va riconosciuto comunque il merito di aver iniziato a sensibilizzare, ma rimane un problema che se non troverà soluzione, non permetterà alla forza del movimento di esprimersi sino in fondo.

Le manifestazioni si ripetono liberando fantasia e inventiva, ma i contenuti restano sempre quelli, simili ai precedenti, non si evidenzia ancora un processo di progressiva maturazione, che elabora nuove parole d’ordine. Vedo il rischio che il movimento si avviti su sè stesso , e che le dure espressioni di condanna e le pressanti richieste d’intervento rivolte alle generazioni precedenti, suonino presto vuote. Vacue, in quanto non riescono a definire concetti più precisi, proporre anche obiettivi raggiungibili: non vanno oltre il potere politico/economico, che non è il solo e unico attore della situazione.
Se da una parte bisogna continuare ad aumentare la pressione verso il potere, mettere in mora i livelli decisionali passati e presenti, in queste manifestazioni vorrei cominciare a trovare cartelli, frasi, pronunciamenti, striscioni, che invitassero anche gli altri giovani a “sporcarsi le mani” con una parte dei problemi che stanno denunciando.
Certo, anche manifestando con lo studio oltre che con la protesta (azioni che possono benissimo convivere), non tanto per offrire soluzioni “grandi”, a cui potranno dedicarsi solo tra molto tempo, ma per capire meglio e più profondamente cosa sta accadendo e perché accade, individuare ciò che ciascuno di loro può concretamente fare ora per contribuire a non peggiorare la situazione.
In primo luogo, smettendo di vedere la politica come una cosa sporca, cominciando a farla in prima persona, partecipando a momenti di discussione collettiva, confrontandosi con la realtà che sta al loro livello, entrando nelle situazioni in cui si elaborano le scelte, anche minime, nel loro quartiere, nel territorio, nella scuola, in famiglia.
Sarei particolarmente soddisfatto se un giorno ritrovassi nelle foto, nei filmati, nei pronunciamenti, nelle dichiarazioni che contrassegnano i venerdì di protesta, un cartello o uno striscione che contenesse il senso di una o più di queste frasi:

  1. Far durare il cellulare almeno 4 anni.
  2. Muoversi a piedi, in bicicletta o con i trasporti pubblici per spostarsi entro un raggio di 5 km, soprattutto in città.
  3. Usare l’auto solo quando il treno o il trasporto pubblico non esistono o il loro uso è molto problematico
  4. Un paio di scarpe per lo sport, due per camminare e due per la pioggia o il freddo.
  5. Guardaroba ridotto a 3 capi per ogni necessità specifica (magliette, camicie, pantaloni, gonne, ecc.) e a 2 per la difesa dal freddo.
  6. Cambiare qualunque capo di abbigliamento solo quando non è più decente indossarlo
  7. Individuare gli oggetti “superflui” e rinunciare ad acquistarli (salvo eccezioni)
  8. Fare una doccia in 5 minuti
  9. Non riscaldare le stanze sopra i 18 gradi e non raffreddarle sotto i 28
  10. Non acquistare prodotti con imballaggi ridondanti, di sola apparenza, o non riciclabili
  11. Ridurre drasticamente nella propria dieta il consumo di carne, in particolare quella proveniente da allevamenti intensivi
  12. Acquistare frutta e verdura di stagione, provenienti dai propri territori o, perlomeno, di origine nazionale. Preferibilmente coltivata in campo.
  13. Far durare quanto più a lungo possibile strumenti, attrezzature, macchine, infrastrutture mantenendole in efficienza con manutenzione e riparazioni.
  14. Considerare tutte le “mode” alfieri del consumismo
  15. Dedicare, singolarmente o in piccolo gruppo, un’ora alla settimana per approfondire i concetti di “energia grigia”, “ERoEI”, “picco delle risorse”, “limiti alla crescita”, “sovrappopolazione”

Lo sarei ancor più se mi capitasse di incontrare qualche ragazzo/a che ha deciso di mettere in atto alcuni di questi semplici suggerimenti nella sua vita di tutti i giorni. Largamente applicati, sarebbero in grado di mettere in discussione quell’idea di crescita continua che ora anche Greta critica aspramente e determinare, quindi, un cambio di paradigma del sistema economico. Si tratterebbe di una vera rivoluzione “dal basso” , destinata a scontrarsi con contraddizioni profonde, ben difficili da sciogliere (distribuzione della ricchezza, andamento demografico, occupazione, ecc.) ma non abbiamo scelta se, come la scienza ci ricorda, per avere il 50% di probabilità di restare entro +1,5°C, le emissioni di CO2 (ma non è l’unico gas incriminato) dovrebbero decrescere di circa il 7% anno, per arrivare a -45% nel 2030 e a zero nel 2050.

Altrimenti non ci resta che seguire la traiettoria dei +3/4  o più gradi e prepararci a tutte le conseguenze.

 

 

11 risposte a “Fridays For Future: una critica per crescere

  1. “Dedicare, singolarmente o in piccolo gruppo, un’ora alla settimana per approfondire i concetti di “energia grigia”, “ERoEI”, “picco delle risorse”, “limiti alla crescita”, “sovrappopolazione”.

    Questo lo metterei in cima alla lista, anche delle discussioni su media e social che hanno preso decisamente la rotta sbagliata. Senza ovviamente dimenticare il correlato “cambio di paradigma del sistema economico”; sempre che si sia ancora in tempo.

    • Paolo, quei suggerimenti non sono in ordine d’importanza. Importante che se ne colga il senso e che si proceda ad attuarne almeno un certo numero.

  2. C’è una pagina della bozza del Global Sustainable Development Report che mette a fuoco il problema:

    Decades  of  academic  work  in  ecological  economics  have  gone  into  integrating  energetic  and  material stocks,  flows,  and  boundaries  into  economic  thinking.  Although  some progress  can  be  seen  on  the  economic-theoretical  level,  the  economic  models  which  inform  political decision-making  in  rich  countries  almost  completely  disregard  the  energetic  and  material  dimensions  of the  economy.

    As  Hall  and  Klitgaard have  shown,  today’s  dominant  economic  theories,  approaches,  and  models were  developed  during  the  era  of  energetic  and  material  abundance.  These  theories  were  challenged only  temporarily  by  the  oil  crises  of  the  1970s  and  the  1990s;  no  significant  theoretical  or  political  changes were  made.  Thus,  dominant  economic  theories  as  well  as  policy-related  economic  modeling  rely  on  the presupposition  of  continued  energetic  and  material  growth. The  theories  and  models  anticipate  only incremental  changes  in  the  existing  economic  order.  Hence,  they  are  inadequate  for  explaining  the current  turmoil.

    In  addition  to  rapid  climate  change,  biodiversity  loss,  and  other  environmental  hazards,  societies  are witnessing  rising  inequality,  rising  unemployment,  slow  economic  growth,  rising  debt  levels,  and governments  without  workable  tools  for  managing  their  economies.

    Central  banks  in  the  US  and  the Eurozone  have  resorted  to  unconventional  measures  such  as  negative  interest  rates  and  buying  up significant  amounts  of  public  debt.  This  has  relieved  some  economic  pressure,  but  many  commentators are  worried  about  what  can  be  done  after  these  extraordinary  measures  are  exhausted  and  the  next economic  crisis  hits.

    It  can  be  safely  said  that  no  widely  applicable  economic  models  have  been  developed  specifically  for  the upcoming  era.

    Fai clic per accedere a bios-governance_of_economic_transition.pdf

  3. Mirco, speriamo che i tuoi desideri si realizzino. Nei rapporti con i giovani io ho avuto altre esperienze, come dimostra questo articolo http://www.decrescita.com/news/bravo-prof/
    Ciao

  4. Capisco. Anch’io nella più che ventennale esperienza di rapporto con i giovani su questi temi, ho raccolto poco. Ma so che altro non potevo fare che continuare a seminare. Armando, rapportarci con i giovani è un obbligo oltre che l’unica speranza. Penserai mica che le soluzioni escano dalle elaborazioni fatte nei “Centri per anziani”. Con tutto il rispetto per gli anziani (di cui faccio parte, a pieno titolo! 😊)

    Forse è già stato fatto, ma approfitto per sollecitare chi legge e può farlo, di far arrivare questo scritto nei siti web frequentati dal FFF e dai giovani.
    Anche se arriva più volte male non fa.

  5. Mirco, ragionare su questi temi è molto importante ma penso che si invertirà la rotta all’attuale “sistema” solamente quando subiremo sulla nostra pelle lo shock dei cambiamenti climatico-ambientali e delle difficoltà ad approvvigionarci di combustibili fossili facilmente estraibili e a buon mercato. Allora ci sarà un brusco risveglio e vivremo tempi interessanti! Ma, come dicevo, è importante ragionare su questi temi altrimenti quando verrà il tempo non sapremmo nemmeno cosa abbiamo di fronte.
    Cordiali saluti

  6. Oggi durante la conferenza di Luca Mercalli organizata dal gruppo FridayForFuture di Forlì:
    Luca chiede chi sarebbe disposto a rinunciare all’aereo per i viaggi di piacere….

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