E’ passato un anno da quando Matteo Renzi ha iniziato la sua battaglia pro trivellazioni. Lo ricordate?
“…potrei raddoppiare la percentuale del petrolio e del gas in Italia e dare lavoro a 40mila persone e non lo si fa per paura delle reazioni di tre, quattro comitatini“
Ora i comitatini hanno l’occasione per spiegare al nostro Presidente del Consiglio, che si sbagliava. E di grosso.
Di Dario Faccini
Tralasciamo il malcostume diffuso e imperante del fornire cifre e dati manifestatamente sbagliati, che è un insulto sia alla dignità sia all’intelligenza dei cittadini per cui il nostro Presidente del Consiglio dovrebbe lavorare.
Tralasciamo anche il tono colloquiale che potrebbe essere interpretato come un atteggiamento un pò tronfio, con quel “...potrei” che potrebbe denotare una visione personalistica della cosa pubblica, e una sottovalutazione del lavoro delle altre Istituzioni dello Stato e dei suoi stessi alleati politici.
Quello che però proprio non ci è andato giù, è quel suffisso diminutivo, “comitatini“, preceduto dagli aggettivi numerali “tre, quattro“.
E’ stato un attacco verbale gratuito per sminuire il lavoro e l’impegno volontari di tutti quei cittadini (e ci siamo anche noi di ASPO Italia) che realizzano l’assurdità di accelerare l’estrazione di idrocarburi in Italia.
E’ stato un attacco scorretto, realizzato con evidente sproporzione di impatto mediatico.
E’ stato un attacco antidemocratico, in quanto la consultazione delle organizzazioni spontanee dei cittadini nelle scelte ambientali ed energetiche è un valore e un principio riconosciuto anche a livello europeo (si pensi al loro coinvolgimento nelle procedure di valutazione VIA e VAS) e una prassi parlamentare codificata ad esempio con le audizioni (lo sappiamo bene anche noi che veniamo periodicamente chiamati).
Dalle parole, Renzi è poi passato ai fatti con quello Sblocca Italia che è stato ribattezzato subito Sblocca Trivelle.
Con queste premesse non stupisce che il nostro Presidente del Consiglio abbia stravinto il Premio Elefantino di Legno.
Ebbene, è arrivata ora anche l’occasione di mostrare che quella frase infelice è anche falsa: non siamo solo tre, quattro piccole associazioni a preoccuparci per l’ambiente e l’esaurimento delle risorse di idrocarburi, dietro di noi c’è una fetta importante dell’opinione pubblica che non è d’accordo che si “sfrutti l’energia e l’ambiente […] in Sicilia e in Basilicata” per dirla con le parole di Renzi.
Così siamo a segnalarvi una bella iniziativa referendaria intrapresa dal movimento politico Possibile di Pippo Civati[1]. L’iniziativa è apolitica ed aperta a chiunque condivida gli obiettivi dei referendum (per questo ve la segnaliamo).
Come ASPO Italia appoggiamo con forza due delle sette proposte di referendum:
- il 3° quesito (Riconversione ecologica dell’economia: eliminazione delle trivellazioni in mare): chiede una moratoria totale ad ulteriori concessioni di ricerca e/o coltivazione in mare mediante l’abrogazione di alcune parti del decreto legge 83/2012(che ha modificato il decreto legislativo 152/2006) . Verrebbero salvaguardate le concessioni già approvate.
- il 4° quesito (Riconversione ecologica dell’economia: eliminazione del carattere strategico delle trivellazioni): chiede che vengano abrogate le parti dello Sblocca Italia che sottraggono le concessioni alla competenza locale e alle procedure autorizzative ordinarie. Chiaramente questo è un quesito meno forte del precedente.
Una terza proposta di referendum è degna di segnalazione:
- Il 5° quesito (Riconversione ecologica dell’economia: dalle grandi alle piccole opere): chiede l’abrogazione in toto della Legge 443/2001 e di molti articoli del Decreto Legislativo 163/2006, si elimina il concetto di “carattere strategico” e tutte le procedure semplificate e particolari per le Grandi Opere, eliminandone quindi le differenze rispetto a quelle normali.
Le proposte referendarie sono già state depositate in Cassazione e si richiede aiuto per organizzare la raccolta firme, che potrà avvenire verosimilmente entro la prima metà di settembre 2015 (c’è da dare il tempo ai volontari di certificare le firme raccolte).
Ad ogni volontario è richiesto di impegnarsi a raccogliere e certificare 100 firme. Per superare il limite delle 500.000 firme sono necessari 5000 volontari.
Non siate timidi.
Aggiunta 30/7/2015 ore 14:00
Un lettore ci ricorda che è in atto anche un coordinamento di alcune regioni (Puglia, Basilicata, Calabria, Molise, Abruzzo, Marche) che in accordo con i comitati no-triv, chiede Governo un passo indietro sullo Sblocca Italia. In caso contrario minacciano il ricorso all’istituto referendario, per il quale basta l’approvazione di 5 consigli regionali( in luogo delle 500.000 firme di cittadini). Staremo a vedere se passeranno dalle parole ai fatti. Per ora l’unica opzione praticabile sono le proposte referendarie che vi abbiamo presentato.
Note
[1] ASPO Italia è una associazione apolitica ed aconfessionale, quindi questo articolo non vuole rappresentare un sostegno o un’opposizione politica a qualsiasi partito e/o movimento. Abbiamo dimostrato in oltre dodici anni di vita che ci interessano i numeri delle questioni. Ed esse trovano soluzioni che dovrebbero essere fatte proprie da tutti e non solo da una parte politica.
500 mila firme entro metà Settembre? Pippo si sta giocando la sua partita e l’unico risultato sarà quello di svilire l’istituto referendario. Le pressioni sui Presidenti Regionali da parte dei comitati no-triv per arrivare al referendum sono più credibili.
Vedremo. Comunque ho aggiunto anche questa notizia per completezza all’articolo.